Non è esagerato affermare che siamo alle porte di una vera rivoluzione industriale: questa è stata l’impressione di chi ha assistito lunedi 13 giugno alla conferenza intitolata “Canapa in 3D“. Questo nuovo campo applicativo può segnare la svolta tra l’era del petrolio e della plastica a quella della cannabis sativa, all’insegna di un commercio più naturale, pulito, sostenibile e biologico grazie alle molteplici destinazioni di questo vegetale, noto e utilizzato sin dai tempi più remoti.
Un giovane studente di Ingegneria presso l’Università di Catania, Giovanni Milazzo, è coinvolto in prima persona nella presentazione dell’invenzione messa a punto dal suo giovane team di ricercatori lungo tutta la penisola. Il nome di questa invenzione è HPB, acronimo di HempBioPlastic: si tratta nello specifico di una bio plastica realizzata a partire dagli scarti della canapa, un’origine quindi completamente vegetale.
Rispetto alle bioplastiche già presenti in commercio come il PLA (creato a partire dall’amido di mais) questa derivata dalla canapa risulta più leggera, più resistente e soprattutto anche più economica. Il primo progetto è stato applicato al mondo della stampa 3D, realizzando il filamento che il macchinario utilizza per generare oggetti, in questo caso biodegradabili. Proprio il mercato della stampa tridimensionale ha subito un incremento di quasi il 30% nel 2015 ed è destinato a crescere esponenzialmente già nell’immediato futuro. Grazie anche al filamento in HPB si aprono ulteriori nuove prospettive.
HPB, le proprietà della canapa 3D
Quali sono le proprietà di questo filamento e cosa lo rende così adatto alla stampa in tre dimensioni? A livello chimico mostra un interessante rapporto tra peso e volume, con un peso specifico che risulta inferiore ai materiali concorrenti come il già citato PLA e l’ABS (Acrilonitrile Butadiene Stirene). Tale sostanza si presta ottimamente per essere utilizzato insieme alla tecnologia FDM: i granuli vegetali intrisi di resina si fondono e restano adesi ai vari strati di stampa in maniera più efficace e resistente, creando un oggetto robusto ma leggero.
Attualmente in Italia abbiamo due stabilimenti in grado di decorticare le bacchette di canapa: si trovano a Taranto e Carmagnola (provincia di Torino). Il passo successivo da compiere, almeno per quanto riguarda il nostro Paese, sarebbe quello di aprire altri siti di lavorazione in maniera da abbattere i costi legati alla logistica e coprire adeguatamente tutto il territorio nazionale.
La canapa può seriamente sostituire il petrolio nella produzione della plastica, ma può essere importantissima nel settore dei carburanti, nell’edilizia e come è già noto nell’ambito clinico e alimentare per le sue numerose intrinseche proprietà sulla salute dell’uomo.